In questo lungo periodo ci siamo trovati di fronte ad una condizione di trauma planetario e continuato. In particolare, in ambito sanitario, lo stress lavorativo a cui sono purtroppo stati sottoposti da diversi mesi tutti gli operatori della salute ha potuto portare all’insorgere di una condizione di profondo disagio soggettivo, di problematiche relazionali con colleghi e pazienti, nonché a volte ad un aumentato rischio di comportamenti incongrui ed errori. 
Gli operatori della salute sperimentano spesso anche una profonda contrapposizione tra il sentimento di rancore, la fatica, il senso di impotenza e la voglia di mollare che molte persone provano in condizioni di forte stress emotivo e il contemporaneo sentire di non poter lasciare il proprio lavoro perché si è fatta una “scelta”, c’è una “missione”, si è “necessari” per gli altri e per il proprio paese.
Tali problematiche, con importanti criticità genere-correlate, sono emerse in modo preponderante nel corso degli ultimi mesi, ma affondano anche radici profonde nel contesto socio-culturale pre-pandemico.


Come SMCV (Società Medico-Chirurgica Vicentina) e SIMP Vicentina (Società Italiana di Medicina Psicosomatica) in collaborazione con AIDM (Associazione Italiana Donne Medico) abbiamo sentito la necessità di confrontarci con Colleghe e Colleghi esperte/i nel campo dell’analisi psicologica, sociale e relazionale per condividere una prima riflessione su queste tematiche, con particolare focus sulla Medicina di Genere.

Quali sono state le richieste di aiuto degli operatori sanitari durante la pandemia? Quali differenze di carico e di risposta nella dimensione di Genere? Quali i servizi specialistici attivati nel nostro territorio? Quali "buone pratiche" possiamo condividere per il futuro? 

Senza pretesa di impartire lezioni o di esaurire, in breve tempo, un tema così vasto, abbiamo il profondo desiderio di confrontarci tra operatori sanitari e persone della società civile e iniziare così a tracciare assieme alcune coordinate che ci aiutino ad orientarci in questo momento e ad uscirne, possibilmente tutte/i, verso progetti migliori, consapevoli che la risposta a tali problematiche non possa essere soltanto clinica. 

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